Pietre d'inciampo Milano - Biografia

Enzo Capitano

Enzo Capitano


Nato il 22/01/1927 a Milano
Arrestato a Milano il 22/12/1944
Morto a Mauthausen il 09/05/1945

Motivo dell'arresto: persecuzione politica


Anno di posa della pietra: 2018
Detenzione: S. Vittore
Deportazione: Bolzano, Mauthausen
Trasporto: 119 (partito da Bolzano il 01/02/1945, arrivato a Mauthausen il 04/02/1945)

Pietra in Via Alessandro Stradella, 13
Richiesta da Istituto nazionale Ferruccio Parri, Milano

Enzo Capitano, giovane studente liceale si avvicinò all’antifascismo frequentando la scuola ed in particolare il professor di Vona. Militò nelle file del Fronte della Gioventù fondato da Eugenio Curiel.

“Convogliare tutte le forze giovanili per potenziare il contributo alla lotta di liberazione nazionale, dare ai giovani una palestra nella quale poter compiere la loro educazione democratica, superando ogni residua mentalità fascista: questo fu il compito che i giovani comunisti si proposero e - un anno fa - venne fondato il fronte della Gioventù per l’indipendenza nazionale e la libertà”
Eugenio Curiel, Scritti 1935-1945. Opera completa, Greenbooks editore, 2016

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Enzo Capitano era nato a Milano il 26 gennaio 1927. Frequentava il Liceo classico Carducci in via Sacchini, zona Loreto, dove venivano mandati per punizione i docenti sgraditi al regime fascista. Lì si era formato un gruppo importante guidato da Quintino Di Vona, antifascista, insegnante di Greco e di Latino al ginnasio. Di Vona, venne catturato in seguito a delazione di Giuseppe Jannelli  dai militi della Brigata Nera di Monza, poi fucilato a Inzago, dove abitava, da un plotone di repubblichini il 7 settembre 1944. Attorno a Di Vona si era formato un gruppo di docenti antifascisti, costituito, fra gli altri, dai professori Giorgio Cabibbe, Augusto Massariello, Maria Arata, Mario Bendiscioli, don Vincenzo Locati e Concettina Principato. Al gruppo di insegnanti contrari al regime si unirono diversi studenti, tra cui Armando Cossutta e Gianfranco Maris.

Designato dal Partito socialista come rappresentante del Fronte della gioventù, Enzo Capitano aveva già subito una prima violenta aggressione il 19 gennaio 1944. Quel giorno al Liceo Carducci era arrivato un gruppo di fascisti della Legione “Ettore Muti”, per convincere gli studenti ad arruolarsi volontari, anche contro la volontà dei genitori, ma l'accoglienza era stata gelida. Una ragazza venne schiaffeggiata. Enzo, con altri studenti, venne picchiato con manganelli e poi, nella sede della brigata Nera “Oberdan” di via Cadamosto, insultato e umiliato con la rasatura dei capelli a croce. Rilasciato dopo un lungo interrogatorio, nei mesi successivi fu costretto a fuggire a Trezzo d’Adda, dove venne a sapere della barbara uccisione del professore Di Vona, e ciò contribuì a intensificare la sua attività clandestina.[1]

Venne arrestato dagli avieri del Battaglione Azzurro il 22 dicembre 1944 e il 27 entrò nel carcere di San Vittore, consegnato alle SS tedesche.[2]

Condannato dal tribunale tedesco del carcere alla deportazione, Il 17 gennaio venne fatto partire insieme ad altri compagni del Fronte della Gioventù per Bolzano, su due camion della Flak, la contraerea tedesca. Dal camion riuscì a scrivere su un bigliettino: “L’anima buona che raccoglie questo biglietto faccia un grande piacere ad un deportato e lo spedisca alla Famiglia Capitano, via Stradella 13, Milano. Caro papà, cara mamma, carissimi fratello e sorelle, purtroppo sono stato assegnato al campo di concentramento di Bolzano con tutti i miei compagni per lavorare lì stesso. In questo momento sono di passaggio a Brescia…”.

Al campo di concentramento e transito di Bolzano-Gries venne registrato con la matricola 8361-Celle[3]. Il I febbraio 1945 fu deportato nel campo di concentramento di Mauthausen, dove arrivò il 4 febbraio (matricola 126539). Il 23 marzo venne inviato ad Amstetten, un vicino campo di lavoro, per rientrare a Mauthausen il 10 aprile, ma in condizioni di estremo deperimento. Il giorno della liberazione del campo Enzo Capitano si trovava in infermeria, ma non c’erano disponibili risorse sufficienti alla sua sopravvivenza. Morì il 9 maggio 1945.[4]
Claudio de Biaggi

Note:

[1] Il liceo Carducci nella guerra e nella Resistenza: una micro-storia esemplare, «La Repubblica», 30 gennaio 2005.

[2] Archivio di Stato, Milano,, Carceri giudiziarie di Milano, Registro iscrizione detenuti braccio tedesco, n. 236: 27 dicembre 1944, Enzo Capitano, matricola 939.

[3] Celle significa che il numero di matricola era scritto nel “Registro Celle”  che conteneva i nomi dei detenuti che venivano rinchiusi nelle Celle del campo a disposizione del Comando di Sicurezza di Bolzano, in D. Venegoni, Uomini, donne e bambini nel lager di Bolzano, Mimesis, Milano, 2004.

[4] R. Cenati e A. Quatela, a cura di, Oltre il ponte. Storie e testimonianze della Resistenza in Zona 3, Anpi Zona 3, Milano 2009, pp. 135-138.